Cultura e società

I 50 anni che hanno cambiato gli Emirati Arabi Uniti

I 50 anni che hanno cambiato gli Emirati Arabi Uniti

Quando pensiamo oggi agli Emirati Arabi Uniti, l’immaginazione corre subito a città futuristiche, skyline dominati da grattacieli avanguardistici, infrastrutture avveniristiche e quartieri commerciali tra i più lussuosi del mondo. Ma non è sempre stato così. Fino a pochi decenni fa, questa terra era ben lontana dall’essere quella che oggi conosciamo: i suoi paesaggi erano dominati dal deserto, i villaggi vivevano di pesca e commercio di perle, e la modernità che oggi affascina il mondo era solo utopia.

Oggi, gli Emirati Arabi Uniti sono composti da sette Emirati: Abu Dhabi (la capitale), Dubai, Sharjah, Umm al-Quwain, Fujairah, Ajman e Ra’s al-Khaimah. Nel 1971, il Presidente Sua Altezza lo Sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan unificò i sette Emirati in una federazione — l’unica nel mondo arabo. La ricchezza derivante dal petrolio fu utilizzata per sviluppare gli UAE, trasformandoli in una delle economie più aperte e di maggior successo al mondo.

Cosa c’era prima

Prima della trasformazione che oggi ammiriamo, gli Emirati Arabi Uniti erano un insieme di territori desertici, villaggi costieri, oasi interne e piccole comunità nomadi. L’economia si basava su pesca, allevamento e, soprattutto, sull’industria delle perle naturali, che dominava il commercio locale fino alla crisi provocata dalle perle coltivate giapponesi e dalla Grande Depressione.

Nel XIX secolo, i britannici stipularono una serie di trattati con i capi tribali della costa – i cosiddetti Trucial States – ottenendo protezione e garantendo pace marittima, mentre imponevano limitazioni nei rapporti esterni degli sceicchi.

Con l’aumentare delle esplorazioni geologiche a partire dagli anni ’30 e ’40, e le successive scoperte di petrolio commercialmente sfruttabile (negli anni ’50 e ’60), iniziò il cambiamento: Abu Dhabi, Dubai e gli altri emirati impiegarono le entrate petrolifere per costruire scuole, ospedali, strade, infrastrutture moderne.

Infine, il 2 dicembre 1971, sei emirati (Abu Dhabi, Dubai, Sharjah, Umm al-Quwain, Fujairah e Ajman) si unirono per formare gli “Emirati Arabi Uniti”; Ras al-Khaimah si aggiunse l’anno dopo. Alla guida della federazione fu scelto Sheikh Zayed bin Sultan Al Nahyan, la cui visione di cooperazione e sviluppo fu determinante.

I numeri di oggi

Pur essendo un Paese di piccole dimensioni (paragonabili allo Stato del Maine, negli Stati Uniti), gli Emirati Arabi Uniti sono diventati un attore importante negli affari regionali e internazionali. Strategicamente situati nel Golfo Arabico, e a meno di otto ore di volo da due terzi della popolazione mondiale, gli UAE rappresentano oggi un crocevia moderno, ponte tra Oriente e Occidente. In questo contesto, le due città principali, Abu Dhabi e Dubai, si sono affermate come centri regionali di affari, istruzione, cultura e turismo.

 

Nel 2024, secondo i dati di World Bank Group, il PIL reale degli Emirati Arabi Uniti è aumentato del 3,8%, raggiungendo circa 537 miliardi di dollari statunitensi. Questo incremento, come si legge sul sito del Ministero dell’Economia e del Turismo emiratino,  è stato sostenuto principalmente dai settori non petroliferi, che hanno registrato una crescita del 4,4%, contribuendo al 75% del PIL totale. Nonostante l'espansione dei settori non petroliferi, il settore petrolifero rimane una componente significativa dell'economia.

Gli obiettivi per il futuro


Guardando avanti, gli Emirati Arabi Uniti non intendono fermarsi ai risultati raggiunti. Dubai, in particolare, ha lanciato ambiziose strategie fino al 2050, con l’obiettivo di diventare un modello globale di sostenibilità e sviluppo economico. Come si legge sul sito del Governo di Dubai, la Dubai Clean Energy Strategy 2050 punta a fornire il 100% dell’energia da fonti rinnovabili entro il 2050, investendo in grandi progetti come il Mohammed bin Rashid Al Maktoum Solar Park e l’impianto di idrogeno verde. Parallelamente, la Dubai Net Zero Carbon Emissions Strategy 2050 mira a ridurre le emissioni di carbonio attraverso tecnologie avanzate, infrastrutture intelligenti e maggiore efficienza energetica nei settori chiave, dal trasporto all’energia, fino all’acqua e ai rifiuti.

Sul fronte economico, l’Economic Agenda D33 punta a raddoppiare il PIL entro il 2033 e a posizionare Dubai tra le prime città al mondo per qualità della vita, investimenti e opportunità professionali, con un’attenzione particolare a settori come tecnologia, energia pulita, salute, turismo e finanza.

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